Sempre pronto per l’uso, alla giusta temperatura è l’alimento principe, il meglio che possiate offrire a vostro figlio per assicurargli un’ottima crescita.
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità e per l’Unicef, solo per nominarne alcuni, l’allattamento al seno è un diritto fondamentale sia dei bambini, sia delle mamme che devono essere sostenute e supportate affinché possano nutrire nel modo più naturale e sano i propri figli. Allattare fa loro anche bene: oltre al suo essenziale valore emotivo, previene alcune forme di tumore al seno e alle ovaie, e riduce il rischio di sviluppare osteoporosi. Tuttavia, i dati OMS riportano che, globalmente, solo il 37% dei bambini sotto i sei mesi viene nutrito esclusivamente con il latte materno.
Nella foto: fascia elastica in bamboo
Portare e benefici per le mamme che allattano:
Leggendo l’opuscolo informativo del Ministero della Salute sull’allattamento al seno, ho trovato una frase che mi è piaciuta molto: “L’allattamento non impedisce a te e al tuo bambino di uscire di casa e godervi la vita”.
È proprio cosi!
Conosco mamme che si sono, invece, chiuse in casa, o che in situazioni piacevoli, come potrebbe essere un incontro tra amiche, improvvisamente scappavano via con i loro bebè dicendo: “è scattata l’ora, devo correre a casa per allattarlo”. Un vero peccato.
Privarsi della vita personale scindendola in questo modo dal proprio bambino può diventare pesante, inibire il proseguimento stesso dell’allattamento e aumentare il rischio di sentirsi frustrate.
Allattare è naturale e non è sicuramente “scandaloso”, come lo sono invece tante immagini che siamo costretti a vedere intorno a noi. Altrettanto vero è che ognuno fa le sue scelte, che vanno rispettate.
Obbligare una madre ad adottare questo o un altro comportamento è una forma di violenza che non credo porti a molto. Prenderla per mano e sostener- la possono essere alternative più dolci ed efficaci. Esistono gruppi di supporto, dove non sentirsi sole e comprendere profondamente quanto bene possiamo fare al nostro bambino allattandolo.
I portabebé in questo sono fantastici: ti consentono di allattare senza farti quasi notare. Quando usavo il Mei Tai, tiravo su il bavero e nessuno si accorgeva di nulla.
I benefici del portare quando si è fatta la scelta/si ha la possibilità di allattare non finiscono qui: la vicinanza mamma-bambino aumenta anche la produzione di latte. Abbiamo già visto quanto questo piccolo miracolo avvenga con i prematuri, e come gli esperti intervistati confermino che ciò accade anche con i nati a termine. La posizione verticale che si assume in alcuni tipi di supporto aiuta molto anche in caso di reflusso post poppata. (...) Spesso i bambini dopo una bella poppata si addormentano esausti e soddisfatti. In un portabebé saranno già pronti per schiacciare un bel pisolino, rilassati e felici tra le braccia della loro mamma.
Portare e benefici per le mamme che non allattano: Non allattare può essere frutto di una scelta più o meno consapevole, oppure una meteora inaspettata che cade addosso. E può fare molto male. La letteratura scientifica, tra cui i documenti citati nei capitoli precedenti, ci dice che fisiologicamente le donne “senza latte” sono davvero molto poche. Ma sappiamo bene che l’essere predisposte dalla natura ad allattare non è sufficiente per riuscire a farlo. La componente psicologica conta parecchio anche in questo ambito. Persino le politiche governative, consapevoli di tutto ciò, incentivano un aiuto alla madre per agevolare il primo allattamento. Infatti, una donna quando partorisce può essere molto debole, vivere in uno stato di scombussolamento totale, essere in balia delle emozioni, piangere senza (apparente) motivo. Tutto ciò influenza tanto la produzione del latte. Per me è stata preziosa la sensibilità di un’ostetrica che mi ha presa per mano. Inavvertitamente una sua collega, un paio di giorni prima, aveva rischiato di fare l’opposto: in quei momenti basta davvero poco, in un verso o nell’altro. Di fronte ai miei sforzi con il tiralatte (provavo dolore ma niente latte), si era girata e in tedesco — pensava forse di non essere capita — aveva detto a un’altra: “
inutile insistere, questa non ha latte”. Quella frase mi ha pietrificata e fatto molto male. Non ha aiutato, inoltre, dovermi staccare per parecchie ore al giorno dal mio bambino, fortunatamente un bel torellone sano di 4,5 kg, nato però con un accenno di ittero che lo costringeva a stare in una culletta termica a sorbirsi per parecchie ore lampade di raggi uv. Se non ci fossero state le amorevoli cure della collega, le sue goccine di lavanda messe sul mio cuscino prima di dormire, il suo abbraccio confortante e il suo incentivarmi amorevolmente, credo proprio che non ce l’avrei fatta. Ho provato una sensazione di inadeguatezza per non essere in grado di prendermi cura del mio bambino come avrei desiderato, mista al senso di colpa per non riuscire a nutrirlo con il mio corpo. È stato molto doloroso. Sono vicina a quelle mamme che non ce l’hanno fatta, mamme ugual- mente amorevoli anche se private di questa esperienza. Portare può aiutare, come ci dicono anche le testimonianze, quando il desiderio di allattare non è stato esaudito. Stabilisce, infatti, un contatto profondo che infonde molto benessere. A volte può succedere pure che, sebbene partita bene, l’esperienza dell’allattamento debba essere interrotta, e questa nuova situazione causi malessere. Sentire vicino il proprio bambino può portare sollievo in quei momenti. Ci sono poi mamme che decidono di non allattare, e non per questo si godranno meno la vicinanza del proprio bambino in fascia. (estratti dal mio
libro: "Lasciati abbracciare!", ed Trevisini).
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